Ma il sottotuta della Maze e' davvero plastificato?

Maldifassi: «No, utilizza la stessa tecnologia delle tute da gara»

La Federazione svizzera ha fatto ricorso per il sottotuta della slovena Tina Maze perchè parrebbe che fossero presenti delle membrane plastificate per favorire l’aerodinamicità ma irregolari per i regolamenti Fis. Abbiamo sentito Stefano Maldifassi, ingegnere dei materiali e responsabile della ricerca in FISI. Ha qualche fondamento il ricorso della Svizzera? «No, perché stiamo parlando di sotto tuta costruiti con la stessa tecnologia delle normali tute da gara. Quello che sta destando tanto scalpore è la membrana elastica sulla quale si incollano uno o due layer di tessuto. Il poliestere è l’unico elemento costitutivo di queste membrane elastiche. Si sostiene che questi tessuti siano plastificati, ma incollare un film di poliestere ad una lycra non può essere in nessun modo considerato un processo di plastificazione. Plastificare significa conferire le caratteristiche della plastica a qualcosa che di plastica non è». Quale è il materiale consentito per il sottotuta e quello ritenuto invece irregolare? «Il regolamento FIS non specifica quale sia il materiale considerato a  norma, pone semplicemente delle limitazioni. Le tute da gara, così come qualsiasi indumento vestito sotto alla tuta, non deve essere plastificato o trattato con un qualsiasi agente chimico, sia esso gassoso, liquido o solido. Allo stesso tempo tutto l’abbigliamento che l’atleta veste in gara deve avere un valore di permeabilità non inferiore ai 30 litri per m2/sec sotto 0,01 m H2O (metri colonna d’acqua)». La Svizzera è forse gelosa che le altre nazioni avanzino nella ricerca? «Con un pizzico di orgoglio nazionalistico e con altrettanta riconoscenza nei confronti di chi in questi ultimi anni sta credendo e appoggiando il lavoro di ricerca della federazione, dico che forse è proprio un po’ così. Proprio in questo periodo, di concerto con le direzioni agonistiche stiamo collaborando ad un paio di progetti della FIS dimostrando che anche l’Italia è pronta a dire la sua in campo internazionale rompendo un po’ l’egemonia delle università di Innsbruck, Salisburgo ed Oslo, andando a proporre le nostre competenze e quelle degli atenei con cui FISI collabora (Politecnico di Milano, Università degli Studi di Milano e SUISM di Torino)». L’Italia usa i prodotti di Tina? «O è Tina che usa i prodotti dal ‘sapore’ italiano?…».

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